Overdose d'amore

Il tempo passa e fermalo, se puoi. 

Ave villici!

Che è successo in questa settimana? Fondamentalmente nulla di che, quindi post in stile “fritto misto”, vediamo che viene fuori.

Partiamo subito con una veloce intervista al PF -presentato ancora come manager della nazionale-apparsa sul sito di GrossetoSport: 6 minuti ricchi di spunti. Vediamoli, dunque: si inizia subito male, sinceramente. Dotta disquisizione sul futuro delle due squadre grossetane che, a detta del PF (cosa che peraltro condivido), dovrebbero fondersi per evitare di avere 30 atleti non grossetani a libro paga e non disperdere le poche risorse che un territorio fondamentalmente economicamente depresso come quello maremmano riesce a raggranellare per uno sport morente. Seppur il discorso di fondo sia pienamente condivisibile, stona un po’ che il PF metta bocca in dinamiche interne di due società. Per carità, in questo marasma attaccarsi al galateo istituzionale potrà far storcere il naso a tanti, ma personalmente l’ho trovata un’uscita un po’ infelice, devo essere sincero.

Un veloce passaggio poi sull’orario delle partite, argomento sul quale il pallino rimane alle società, comunque sia “per il prossimo anno vedremo”. Poi bisogna creare stadi attraenti, con eventi e quant’altro: anche qui tutto bello e condivisibile, però segnalo che il PF è in carica da Novembre, usare le stesse identiche parole spese in campagna elettorale non è che sia proprio il massimo. Sinceramente non è che la prima stagione a targa Mazzieri abbia proposto chissà quali argomenti, sul punto. Non che ci si potesse aspettare da Novembre ad Aprile chissà cosa, va detto, però onestamente abbiamo visto il nulla, dal 2026 sarà lecito pretendere qualcosa di più concreto.

Nazionale: anche qui slogan già sentiti durante gli scorsi mesi, tuttavia “tra qualche anno saremo in grado di tornare al livello che ci compete”. Non so, a me pare di capire che Cervelli ogni volta che viene intervistato dica che vuole vincere, che mi pare un programma diverso dall’essere competitivo tra qualche anno. Boh. La news in ogni caso è che la ipotetica partecipazione invernale alla Serie del Caribe è pressochè impossibile: gli atleti di MLB di origine italiana (“oriundi” si può dire?) a Gennaio subiscono un brusco raffreddamento dei bollenti spiriti patriottici e ci hanno già detto, in poche parole, “AHAHAHAHAHA”. In poche parole siamo sempre lì: siamo a farci dettare la linea in base all’agenda dei vari Pasquantino & Friends. Andarci con i nostri, oltre che volgare, è probabilmente infattibile anche per un mero discorso di ferie disponibili, in quel periodo dell'anno. Tocca quindi rifiutare l’invito ottenuto, ci dicono, come onorificenza planetaria dal nostro Pres (non si capisce però perchè tale stima non venga mostrata poi anche dai superoriundi della MLB). Non tutto il male vien per nuocere, in questo caso, perché probabilmente andare alla SdC con una Nazionale infarcita di giocatori di MLB e Minors sarebbe solo tempo sprecato ed il riverbero sul movimento sarebbe pari a quello che ha portato il WBC: nullo, alla prova dei fatti.

Tuttavia questo spunto sugli oriundi lo voglio collegare ad altro. Sono state diramate le convocazioni varie ed eventuali: iniziamo dall’U23, a conduzione Cervelli. Non entro nelle polemiche in stile “quello è stato chiamato e quello no”: fare delle scelte nelle convocazioni è l’ingrato compito di ogni selezionatore e del resto, comunque sia, è impossibile accontentare tutti. Tra le convocazioni spiccano, ovviamente alcuni nomi che, a prescindere dal loro valore e dal loro rendimento in campo, suscitano una minima riflessione. Come al solito (bisogna lo specifichi ogni volta prima) il punto non è il giocatore in quanto tale, quanto la politica che sta a monte di queste convocazioni. Se le polemiche per i raduni erano “pretestuose”, meno lo saranno quelle per la manifestazione, per quanto si parli pur sempre di un torneo amichevole e con nessun punteggio di ranking WSBC in palio (cosa che comunque, almeno per il mio punto di vista, è un’aggravante, non certo una attenuante). Una scelta che, se già è discutibile a livello di Nazionale maggiore, diventa sconcertante se applicata a una rappresentativa giovanile, per di più per un torneo amichevole. Perché qui non si parla più di risultati, di visibilità sui media, sponsor da attrarre, traini per il movimento e tutte le altre fregnacce che ci vengono proposte ogni volta (e che mai si sono verificate, ricordiamolo: anche questo qualcosa vorrà pur significarlo, no? Quante volte bisogna sbatterci la testa prima di prendere atto che, semplicemente, così non funziona?), bensì di progettualità e di sviluppo del movimento.

Convocare oriundi nella Nazionale U23 non è una soluzione: è un fallimento, anche più grave del vedere la Nazionale maggiore ridotta a quel che è ridotta, dopo 3 decenni di follia. È la certificazione di un sistema che rinuncia a formare i propri giovani, a investire su un progetto sportivo degno di questo nome. È la rinuncia a costruire, in favore di quella che si potrebbe chiamare, con tanta fantasia (ma tanta, eh), “illusione del competere”. Un po’la stessa sgradevole sensazione che provo quando al bar arriva il furbo del quartiere con frasi del genere “Eh, signora mia, noi potremmo vivere di turismo/il turismo è il nostro petrolio”, frase che sottintende aspirare ad un Paese di camerieri e receptionist (con tutto il dovuto rispetto, si capisce).

I ragazzi italiani che militano nella Serie A dei poveri (quando va bene) o in B si allenano in strutture vecchie e spesso fatiscenti, con campionati di livello medio-basso, con pochi stimoli, pochi compagni competitivi e pochi avversari sfidanti. Ma mi auguro non si voglia mettere davvero la discussione su questo punto: tra U23 e U18 si contano sulle dita della mano i giovani che sono titolari in pianta stabile nel Girone Gold. Per dire, quanti dei vincitori dell’Europeo U18 dello scorso anno sono titolari in A nel 2025?

Una Federazione seria –dal mio punto di vista- dovrebbe investire affinché i nostri giovani raggiungano quel livello, non permettere che vengano scavalcati da chi è cresciuto in ambienti più favorevoli e si ritrova qui perché  già “trombato” dal baseball che conta, quale che sia, ed è in cerca della terza o quarta opportunità. Il nostro dovere è (dovrebbe essere, via) alzare il nostro standard: purtroppo anche stavolta non è il momento giusto per iniziare, mannaggia. E’ sempre più avanti, mai qui e ora. Eppure, che piaccia o meno, un giorno andrà tracciata una riga per ripartire da zero.  Ma anche stavolta ciccia. Una politica a mio avviso anche contraddittoria: se i nostri ragazzi sono così mediocri come viene detto, perché “punirne” anche 3 tra i migliori 22 di tutta la penisola? Almeno questi 22 teniamoceli stretti e lavoriamoci su, invece di renderli 19, no?

Espandendo un attimo la visione ciò che più dovrebbe allarmare in questa politica è l’assenza totale di un progetto tecnico federale: non esiste una visione e mica solo con Mazzieri. Figuriamoci, fosse un virus che ci siamo iniettati da Novembre 2024 ci si potrebbe anche credere e vedere come va, ma sono 50 anni che va avanti questa musica, con vari PF e vari CT della Nazionale. Maggiori indiziate sono le società, perché roster e lineup non sono certo a firma Mazzieri, così come non erano a firma Marcon e Fraccari. Non esiste un’idea di futuro, mai: esiste solo l’immediato, il tentativo –ormai sempre più disperato- di “fare bella figura” in tornei internazionali (se non barando almeno “falsando le carte”, talvolta anche senza virgolette) o per la promozione al campionato superiore, senza costruire nulla. E facendo finta di dimenticare che se arrivasse una chiamata minimamente più professionalmente allettante i vari paisà cuoretuttoazzurro ci andrebbero -legittimamente- in culo e porterebbero 6, anche se presumo che questa eventualità, nello specifico, non si corre il rischio che si verifichi. O, al contrario, alla Serie del Caribe ci possiamo andare solo se Pasquantino & Friends hanno voglia.

Anche perché, come ci hanno insegnato gli ultimi tempi, ormai non siamo nemmeno più quelli bravi a selezionare gli italo-qualcosa. A fronte di realtà come la Spagna, ad esempio, che potrebbe decidere di farci il culo con una formazione di ispano-qualcosa a nome tutti “Gutierrez”, oppure con una di tutti “Martinez” o “Perez” o vedete voi, ha senso convocare per un torneo amichevole i vari Giacalone, Garbo o Guevara Ducato? Ripeto, senza nemmeno andare a sindacare su che prestazioni (e in che campionati) stiano fornendo, per constatare, anche qui, quanto si inspiri a pieni polmoni dalla canna del gas. E’ spassosissimo per giunta anche notare che atleti che non si possono fregiare dello status di AFI siano in maglia azzurra a rappresentare la Nazionale, un cortocircuito che mi pare il degno corollario del tutto.

Insomma, in soldoni: passi l’oriundanza varia al WBC, ma alla Baseball Week di Praga, con l’U23, davvero c’è bisogno di mandarci qualcosa che non sia nostro? Guardate, nemmeno ne voglio fare una questione di promesse e dichiarazioni della campagna elettorale, sarebbe inutile (e francamente ingeneroso verso l’attuale guida FIBS), visto quanto si protrae indietro nel tempo questa usanza suicida, che ha ripreso piede dalla fine dei ‘90. Ovviamente reiterare l’errore e non porvi freno è grave (come si dice, "stop loss"?), ma vedo che sono in netta minoranza sul tema, che ormai pare aver sfondato ogni resistenza. Anzi, a far questi discorsi si passa anche da ebeti e fuori dal tempo.

Sono state diramate anche le convocazioni dell’U18, impegnata in un altro torneo amichevole a Ratisbona (giusto per sapere: ma in Italia è vietato organizzarli, questi famosi tornei? O valgono solo all’estero?): dovrebbero essere state giocate anche delle partite, ma al momento nulla è dato sapere. E’ una comunicazione incisiva come non mai, pari solo all’attenzione che dedichiamo ai nostri virgulti! Se qualcuno sa qualcosa mandi un messaggino ore pasti, sono curioso.

Speravo di leggere un nuovo verbale, invece nulla: NONCIELODICONO®.

Siamo agli sgoccioli per il tesseramento degli atleti e si inizia a sentire nell’aria quell'odore acre di post-season, quindi eccoci alla grandi manovre dell’ultimo minuto: a Nettuno arriva tal Daniel Alejandro Jimenez, esterno ispano-venezuelano (ultimi numeri rintracciabili su BR fermi al 2023, poi boh). Chissà se e chi gli cederà il posto nel lineup laziale. Invece a Reggio Emilia è stato annunciato l’arrivo di un interbase americano (Dakota Barbet) dalla NCAA dove, nell’ultima stagione, la migliore in carriera, si è addirittura sfondato il 250 di bavg. Anche in questo caso c’è curiosità per vedere chi dovrà accomodarsi a cecce, esperienza sempre tanto tanto formativa.

A proposito di mercato, ci sarà da tenere d’occhio anche le giovanili, vista la scorsa stagione (con polemiche annesse per le fasi finali, con atleti tedeschi, ceki e chi più ne ha più ne metta “ingaggiati” a fine stagione, se non ricordo male): chissà se le stesse situazioni si verificheranno anche in questo campionato, siamo quasi al limite temporale per schierare in campo i giocatori che si potranno utilizzare anche nelle fasi nazionali, del resto. Non rimane che attendere. Fateci sapere.

Coppa Campioni: l’avevo tralasciata la scorsa settimana in attesa che si completasse il secondo turno, vediamo di dire due parole anche sulla massima competizione continentale. Anche quest’anno c’è stato il forfait delle olandesi e delle italiane (e abbiamo visto quanto interesse stimoli tra i nostri club la riforma prevista per il 2026), mentre alle tedesche e alle ceke si sono unite la spagnola Valencia e la croata Karlovac, ferme ambedue ad un record di 0-4 dopo due turni. Da segnalare che Valencia ha giocato a 600 km da casa, disputando l’ultimo doppio incontro a Valladolid, riuscendo comunque a portare sugli spalti 203 e 220 spettatori per le palpitanti sfide contro i Bonn Capitals, mentre a Heidenheim la sfida tra i padroni di casa e i croati ne ha portati 340 in Gara1 e 220 in Gara 2, giocata alle 13. Onestamente non mi pare un brutto format, ripeto quanto espresso la scorsa stagione: potrebbe essere un modo di giocare 6-8 partite all’anno, certo che se si fanno le pulci per le trasferte a Nettuno a Luglio che costano troppo, figuriamoci se sia lecito pensare ad una partecipazione che prevede 3 voli e 3 pernottamenti all’estero per 25-30 persone.

Passiamo agli extra: girovagando nel web ho trovato diverse cose interessanti sul sito FIBS, stasera vorrei parlare di questa:

https://s3-eu-west-1.amazonaws.com/static.wbsc.org/assets/cms/documents/c2a5ef7a-e223-b8bc-9e27-d5a503b68380.pdf

onestamente non ricordo se ne avevo già parlato altrove, ma mi pare un ottimo spunto di riflessione. Si tratta di un’indagine fatta dalla FIBS nel 2011 sul pubblico dell’IBL (che ricordi, l’IBL!), rileggerla a distanza di 14 anni fa lacrimare gli occhi. Allora il pubblico voleva più baseball, possibilmente la sera di venerdì e sabato: direi che ci siamo, no? Siamo a giocare 28 (ventotto) partite e appena possibile, ovvero sia quando le trasferte non si possono fare con il Califfone, si pretende di rapire uno spettatore dalle 15 alle 23 e tenerlo 8 ore allo schianto del sole, chiedendo per di più anche dei soldi. Già allora Internet era il canale di maggior diffusione, ovviamente non per avanguardie tecnologiche ma una scelta forzata, dato che nessuno ci cacava, aspetto sul quale siamo anche riusciti a peggiorare. Comunque chissà che risultati darebbe un nuovo “censimento” tra noi anime perse, dopo 14 anni: faccio davvero fatica ad immaginarmelo. Sarebbe interessante leggerlo, in ogni caso.

Bene, mi pare di aver scritto tutto quello che volevo scrivere.

A presto sentirci.

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